Il pensiero scientifico dominante, è a tutt’oggi quello newtoniano e cartesiano e l’assunzione del paradigma scientifico classico influenza inconsapevolmente il modo di percepire la realtà. Nell’ultimo secolo tuttavia con Einstein, Heisenberg, Borh, Bohm ed altri ancora e i loro studi sui livelli subatomici della realtà, è stato rivoluzionato il concetto di scienza.
Il fatto che oggi la fisica consenta di pensare la Terra e l’universo come un tutto, determina conseguentemente un approccio olistico ed integrato anche al problema della salute, favorendo mutamenti nella psicologia generale, nella psicoterapia e nella medicina (Facchini, 2005).
Gradatamente si è passati ad una visione olistica della realtà e ad una concezione sistemica della vita e della sua evoluzione, così pure per la mente e la coscienza umana (Lauer, 1998).
Con il concetto di equivalenza materia-energia tutto ciò che esiste è energia che si manifesta a differenti livelli di intensità vibratoria. Anche l’essere umano rientra in questa realtà e si viene a delineare dunque la prima cornice concettuale per la riunificazione mente-corpo.
Nanetti (2010) porta il concetto di Entaglement nelle scienze umane ipotizzando che i nostri pensieri come i nostri stati d’animo possono influenzare le persone a cui siamo affettivamente legate nel più intimo della loro natura anche quando questi non sono fisicamente presenti a noi in una comunicazione vis-a-vis.
Nanetti (2010) arriva a formulare tre considerazioni per sintetizzare come l’approccio quantistico ci conduca a presupposti diversi rispetto a quelli tradizionali:
1. Anche se attraverso il metodo empirico-analitico cerchiamo di conoscere la realtà frammentandola e scomponendola, essa si pone sempre nella forma dell’invisibilità interconnessa e dello scambio come influenzamento reciproco di natura sincronica.
2. Due sistemi quantistici dal momento che hanno interagito almeno una volta non possono più essere separati e continuano nel corso del tempo ad influenzarsi.
3. Se anche i nostri pensieri sono eventi spazio-temporali di natura quantica, che influenzano istantaneamente ogni realtà che ci circonda, la coscienza soggettiva esercita il proprio libero arbitrio non solo attraverso l’azione, ma anche attraverso l’intenzione, ossia il suo pensare ed immaginare le cose.
Partendo quindi da tali postulati si intuisce che ogni nostro pensiero può influenzare istantaneamente le condizioni di malattia o salute del nostro corpo, nonché gli stati interni di persone che non sono in presenza a noi (Nanetti, 2010).
Ne consegue inoltre un cambio di prospettiva nella relazione terapeutica, infatti se in un rapporto terapeutico ci comportiamo come entità newtoniane, ci si incontra, succede qualcosa, ci si separa, e ognuno ritorna ad essere come era prima dell'incontro. Se entriamo in una relazione di cura con un approccio quantistico vibrazionale, l'incontro cambierà terapista e paziente per sempre.
Ma a cosa è dovuto il cambiamento che si verifica durante una terapia? Il cambiamento di un paziente è realmente dovuto alla tecnica con la quale si conduce una terapia? Il terapeuta ha successo non perché dà spiegazioni, ma perché espande la consapevolezza delle possibilità di creare o riconoscere configurazioni più appropriate della realtà: non è tanto utile che il terapista sia corretto nella formulazione della sua diagnosi quanto che sia in armonia o risonanza con quello che accade al paziente. Tutti i metodi psicoterapeutici possono essere equiparati semplicemente a dei rituali, e il cambiamento è dovuto a qualcosa di totalmente diverso: la risonanza (Bertolotti, 2007). Il terapeuta dovrà essere in grado di contenere l’angoscia, il dolore fisico e psichico del paziente con cui entrerà a contatto, e di restituire e far sperimentare il piacere, la fiducia nella vita, l’apprezzamento di sé e la ricerca della creatività. Se tutto ciò si potesse filmare con una strumentazione in grado di cogliere i processi energetici sottostanti, si osserverebbe una compenetrazione energetica dei due campi individuali fino a fondersi temporaneamente in un unico campo, all’interno del quale per un principio omeostatico l’energia predominante (in questo caso quella del terapeuta) tenderà a riportare in equilibrio l’energia del paziente. Viceversa, se il terapeuta non riuscirà ad accogliere l’ondata di emozioni e sofferenza, ne sarà travolto e il suo campo energetico influenzato negativamente (Bertolotti, 2007).
La visione scientifica quantistica ha dato vita ad una visione unitaria della realtà, in luogo di una parcellizzata e separata, per cui ogni cosa si rivela ora universalmente interconnessa e non è possibile studiare un fenomeno senza considerare la situazione in cui è inserito, inclusa l’influenza dello stesso osservatore. Si abbandona quindi il concetto di semplicità, per il quale ogni oggetto o fenomeno può essere pensato come un’unità elementare ed isolabile, per passare al concetto di complessità, che fonda i suoi presupposti sull’idea di relazione e organizzazione (Bertolotti, 2007).
Assumere un punto di vista complesso non significa negare la validità del proprio paradigma di riferimento né tanto meno considerare il proprio modello equivalente a ogni altro, ma permette di tenere sempre in considerazione la globalità dell’individuo. Un approccio terapeutico completo dovrebbe tenere in considerazione ogni aspetto della vita del paziente con estrema attenzione. Una terapia incentrata sulla sola eliminazione del sintomo non potrà considerarsi una terapia completa, dato che presto o tardi la disfunzione energetica si manifesterà di nuovo in un’altra forma o nella stessa forma ma in modo più accentuato, in quanto le condizioni che hanno portato ad essa rimarranno invariate. Viceversa, anche una terapia che ricerchi unicamente le cause senza preoccuparsi di curare l’espressione organica degenerativa ormai in atto non potrà considerarsi completa, dato che una volta attivato il processo patologico a livello fisico sarà necessaria anche una cura propriamente fisica. Per fare questo sarà opportuno prendere in esame ogni aspetto della vita del paziente senza escluderne nessuno (Bertolotti, 2007).
Assume primaria importanza il rapporto umano con il paziente, visto come un essere vivente in interconnessione con un altro essere vivente che è il terapeuta, in un certo qual modo due parti di uno stesso sistema. Ciò che in definitiva si può riassumere in una parola sola: è il grado di sintonizzazione che il terapeuta riesce a raggiungere con il paziente a dar vita ad un reale processo di cura e a permettere un effettivo cambiamento all’interno di una terapia; a permettere quel salto di qualità senza il quale ogni tecnica medica e psicologica non potrà che rimanere sterile (Bertolotti, 2007).
La malattia fisica di un individuo rispecchia la medesima situazione in cui si trova una cellula tumorale; entrambi, allontanandosi dalla propria auto-realizzazione, e quindi non mettendo le proprie potenzialità al servizio dei propri simili, faranno in modo che la coscienza collettiva cui appartengono si attivi per ricondurli sulla corretta strada (Bertolotti, 2007).
La fisica quantistica ha rivoluzionato il modo di percepire la realtà offrendo un pensiero caratterizzato dal probabilismo e dall’incertezza. Gli esperimenti da cui derivano i principali assunti quantistici sono stati effettuati a livello sub-atomico ma la portata scientifica ed epistemologica che ne consegue è enorme. Quindi anche se nel macro-mondo non riusciamo a cogliere fenomeni quali ad esempio il non-localismo, non possiamo far finta che ciò che risulta invisibile agli occhi sia inesistente o inutile.
La prospettiva quantistica può duqnue fornire interessanti spunti di riflessione per la psicologia e la medicina in generale.
Infatti, assumere un punto di vista che integri i contributi di diverse discipline, non può che favorire una conoscenza globale del fenomeno in studio, che per essere colto nella sua complessità non può essere visto da una sola angolatura e attraverso la sola lente del proprio paradigma.
In particolare, nella cura delle malattie, l’uomo non deve essere visto come una macchina organizzata a compartimenti stagni, in quanto tutte le sfere di cui è composto interagiscono le une con le altre influenzandosi. L’uomo è composto di sottosistemi interagenti, ed è a sua volta inserito in un sistema universale. In questa prospettiva quindi separare la mente dal corpo e la persona dal suo contesto, appare controproducente. Altresì l’osservatore, essendo parte del sistema osservato, deve essere consapevole che il suo intervento non risulterà mai “neutro”, bensì sarà parte integrante dell’osservato, e dopo tale interazione osservato e osservante non potranno più dirsi uguali a prima poiché continueranno ad influenzarsi anche a distanza.
BIBLIOGRAFIA:
Bertolotti L., 2007. La scienza del dubbio: ulteriori scenari all’orizzonte, in Pionieri o Emigranti? a cura di Merciai Silvio e Cannella Beatrice, Psychomedia.
Budetta G.C., 2010. Fisica quantistica e funzioni cerebrali superiori. http://www.psicolab.net/public/pdfart/8568.pdf
Cantalupi T., Santarcangelo D., 2004. Psiche e Realtà. Psicologia e fisica quantistica. La natura profonda della realtà umana e materiale. Tirrenia Stampatori, Torino.
Facchini F., 2005. Psicologia quantica – la dimensione dell’essere. Armando Editore.
Lauer M.R., 1998. Teaching psychology according to a quantum psysics paradigm: a summary. Et cetera, p.95-101.
Nanetti F., 2010. Empatia Transpersonale. La comprensione intuitiva dell’altro. Edizioni Pendragon, Bologna.