“La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre” (Shakespeare).
“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri” (Barthes)
La Gelosia è stata esperita più o meno da tutti noi, almeno una volta nel corso della vita, e come tale è stata una fonte di ispirazione per artisti e scrittori, ed anche un argomento di indagine per coloro che studiano la Psiche umana.
Digitando “gelosia” su un motore di ricerca di internet si accede ad una moltitudine incredibile di siti che la descrivono, che propongono test per “valutare” il tuo grado di gelosia e del tuo partner e che ti offrono dei consigli pratici per gestirla al meglio.
Nel presente articolo, mi propongo di affrontare la Gelosia da un punto di vista scientifico.
Il termine “geloso” deriva dal latino zelusus (pieno di zelo), a sua volta derivante dal greco zelos (emulazione, invidia, rivalità).
Innanzi tutto per definire meglio il concetto di Gelosia è bene analizzare se trattasi di un’emozione o di un sentimento. Si considera emozione quando si presenta in contesti definiti e con un insorgenza improvvisa di reazioni psicologiche e fisiologiche; è invece più corretto parlare di sentimento quando questo stato emotivo diventa pervasivo influenzando quindi gli schemi cognitivi e i comportamenti manifesti del soggetto [D’Urso e Trentin, 2001].
Va inoltre distinta dall’invidia che riguarda qualcosa che si desidera avere ma non si ha, in quanto la gelosia riguarda ciò che si ha e non si vorrebbe perdere [D’Urso,1995]. Invidia è a sua volta da distinguere rispetto a Schadenfreude: termine tedesco, che sta ad indicare il sentimento di piacere derivato dalla sfortuna altrui.
Il dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti sotto la voce Gelosia recita: "Stato emotivo determinato dal timore, fondato o infondato, di perdere la persona amata nel momento in cui questa rivela affezione verso un'altra persona. Freud distingue tre forme di gelosia, tutte connotate da ambivalenza per la compresenza di amore e aggressività rivolti alla medesima persona [...]". Le tre forme descritte da Freud sono: Gelosia competitiva o normale (caratterizzata dal dolore per la convinzione della perdita dell'oggetto d'amore, ostilità verso il rivale, autocritica e ferita narcisistica); Gelosia proiettiva (il desiderio inconscio di infedeltà viene proiettato sulla persona amata quale meccanismo di difesa per alleviare il proprio disagio); Gelosia delirante (descritta come una tendenza all’infedeltà che è stata rimossa e che si manifesta verso un individuo dello stesso sesso).
In letteratura possiamo trovare altre classificazioni della gelosia. Ad esempio la D’Urso [1995] distingue ancora tra gelosia materiale che riguarda vissuti di apprensione nei confronti di cose o attività con il desiderio di averne l’esclusività, e gelosia romantica che è il termine comunemente usato quando si teme di perdere l’affetto della persona amata.
Per concludere questa introduzione generale alle varie sfaccettature che il termine gelosia ha assunto nel corso degli anni, è importante provare a definire la gelosia patologica. Facendo riferimento ai criteri diagnostici del DSM-IV si ritiene pologica la gelosia nel momento in cui questa causi un notevole disagio al soggetto e difficoltà interpersonali. Tuttavia non è sempre così facile tracciare una linea di confine tra gelosia “normale” e “patologica”,per cui alcuni autori hanno suggerito che i principali fattori discriminanti siano i valori sociali e culturali dell’individuo [Pines, 1998].
Il delirio di gelosia è classificato tra i disturbi deliranti e viene descritto come una convinzione ossessiva dell’infedeltà del partner con la ricerca continua di prove a favore di questa convinzione. Può comparire ad esempio negli Episodi Depressivi Maggiori e nell’alcolismo cronico.
Infine troviamo la gelosia patologica tra i sette sintomi per diagnosticare un Disturbo Paranoide di Personalità.
La gelosia morbosa è una delle cause principali di violenza domestica, che nei casi estremi può portare all’omicidio del partner. In Italia, un omicidio su quattro avviene in famiglia e il 70% delle vittime sono donne,uccise per ragioni passionali (23%), liti (23%) o disturbi psichici (12,8%) [Rapporto 2005 " L'omicidio volontario in Italia" curato da Eures ed Ansa].
Parlare di gelosia significa quindi considerarla nella sua multidimensionalità, infatti essa è un’emozione sociale che si manifesta in uomini e donne, dall’infanzia fino alla vecchiaia e in differenti paesi e contesti culturali.
E’ perciò ragionevole parlare di diverse variabili che entrano in gioco nell’esperienza della gelosia.
A tale proposito una recente ricerca [Demìrtas, Dönmez, 2006], esaminando diversi aspetti personali, relazionali e situazionali è giunta a questi risultati:
1. Persone sposate sono meno gelose rispetto a persone non sposate e le donne sposate mostrano più gelosia degli uomini sposati;
2. La gelosia diminuisce con l’avanzare dell’età.;
3. Più la relazione è soddisfacente, più l’individuo prova gelosia;
4. Esiste una correlazione negativa tra gelosia e autostima: all’aumentare della gelosia, la stima di sé decresce;
5. Le donne utilizzano strategie di coping per la gelosia più costruttive (discussioni razionali nel tentativo di migliorare la relazione) rispetto alle strategie più orientate verso un polo distruttivo (urla e violenza fisica) attuate dagli uomini.
Dati a supporto del punto 4 ci vengono forniti anche da una ricerca [DeSteno, Valdesolo, Bartlett, 2005] che afferma che la minaccia alla stima di sé funziona come principale mediatore della gelosia. Questa ricerca ha indagato un ulteriore aspetto della gelosia quale lo sviluppo della stessa in relazioni non solo di coppia ma più in generale in una qualsiasi relazione triadica. Nella fattispecie è stato chiesto a persone di mettersi in coppie al fine di eseguire un compito e, successivamente tali coppie venivano minate da un rivale, complice degli sperimentatori. Questa situazione ha portato ad un rapido calo dell'autostima. Infine hanno esaminato la correlazione con l'aggressività e sono arrivati a questa conclusione: "l'abbandono del partner per un rivale diminuisce l'autostima, facendo di conseguenza aumentare la gelosia, la quale porta ad un incrementata aggressione rivolta al partner e al rivale". Da questi risultati gli autori ipotizzano che la gelosia giochi un ruolo specifico anche nel rifiuto sociale e nell'ostracismo.
Uno studio giapponese [Takahashi, Matsuura, Yahata, Koeda Suhura, Okubo, 2006] molto interessante ha individuato le differenze di genere nell’attivazione cerebrale per la gelosia. Studi precedenti avevano analizzato come, contrariamente agli uomini, per le donne sia più difficile sopportare l’infedeltà emotiva rispetto all’infedeltà sessuale [Buller,2005] ipotizzando una spiegazione evolutiva: per conservare la propria specie, l’uomo deve assicurarsi che la prole che sta allevando sia la sua, invece la donna sapendo di essere la madre dei propri figli non è tanto interessata all’infedeltà sessuale,quanto più a quella emotiva, in quanto quest’ultima potrebbe minacciarla di dover allevare la prole senza l’aiuto del partner. In linea con questa teoria si ipotizza quindi che la gelosia sia strettamente legata alla riproduzione, per cui un infedeltà del partner di tipo omosessuale non provoca le stessa reazione competitiva dell'infedeltà eterosessuale.
Gli autori giapponesi sopra citati grazie alla risonanza magnetica funzionale hanno trovato i correlati anatomici a conferma dell’ipotesi sull’infedeltà sessuale o emotiva: gli uomini infatti, quando gelosi attivano regioni del cervello implicate nel comportamento sessuale-aggressivo, come l’amigdala e l’ipotalamo; al contrario, le donne hanno un’attivazione soprattutto a livello del solco posteriore temporale superiore.
Finora ho analizzato la gelosia in situazioni canoniche, ma cosa succede nelle cosiddette “swinging couples”?
Lo scambismo è una pratica che consente alla coppia un coinvolgimento sessuale con altri partner. Un articolo pubblicato a giugno 2007 sul British Journal of Social Psychology [de Visser and McDonald] mostra uno studio qualitativo volto a capire la gestione della gelosia e dell'autostima in questo tipo di coppie. Innanzi tutto sembra che i principali motivi che spingano una coppia a praticare lo scambismo siano tre: la varietà di esperienze sessuali, il piacere derivato dall'attuazione di un comportamento deviante, l'eccitazione nel guardare il proprio partner mentre ha rapporti sessuali con altre persone.
Gli scambisti per fare questo stabiliscono delle regole tra di loro che vertono soprattutto su onestà e sincerità circa coinvolgimenti sessuali extra-diadici, e sulla fedeltà emotiva. Quindi si può affermare che queste coppie riescano a separare il sesso dall'emozione provando gelosia soprattutto per l’infedeltà emotiva. La gelosia che deriverebbe dall’osservazione del proprio partner durante rapporti sessuali con altre persone viene, per così dire trasformata in emozione costruttiva, piuttosto che distruttiva, quale fonte di eccitazione.
Questa ricerca pur con le sue limitazioni (il campione è molto ristretto e non comprende coppie che hanno interrotto la pratica dello scambismo) ci fa conoscere ancora un’altra faccia del mostro verde che chiamiamo Gelosia.
Quando la Gelosia pervade le relazioni, spesso porta a malessere sia al geloso sia all'oggetto della sua gelosia. Tale malessere può avere conseguenze più o meno gravi a seconda dei casi.
Una gelosia predominante puo' costituire un campanello d'allarme per la dipendenza affettiva, ovvero quella relazione caratterizzata dall'incapacità di stare senza l'altro, tale per cui l'altro diventa come “una sostanza” di cui si ha bisogno per sopravvivere.
Esistono delle strategie che consentono di far fronte alla gelosia romantica? D'Urso e Trentin (1992) ne riportano tre, ossia:
Rafforzare la fiducia in se stessi: questo consente di ridurre ansia e aggressività connesse alla gelosia stessa.
Affinare le proprie capacità: in questo modo si migliora l'immagine di sé e si riducono depressione e rabbia connesse all'idea della possibile perdita della persona amata.
Ignorare tutto ciò che concerne la persona amata e il rivale o che è psicologicamente associato ai luoghi, alle occasioni, ai motivi della gelosia
Qualora la Gelosia limiti o minacci le vostre relazioni affettive, è bene rivolgersi ad un professionista Psicologo che possa supportarvi nella gestione della stessa favorendo quindi il vostro benessere personale e nelle relazioni.
BIBLIOGRAFIA:
D’Urso, Trentin (2001) Introduzione alla psicologia delle emozioni. Bari: Edizioni Laterza
D’Urso (1995) Otello e la mela. Roma: La nuova Italia scientifica
Galimberti (2006) Dizionario di psicologia.
Pines A M (1998) Romantic Jealousy: Causes, symptoms, cures, NY: Routledge.
Rapporto 2005 " L'omicidio volontario in Italia" curato da Eures ed Ansa
Demìrtas, Dönmez (2006) Jealousy in close relationships:personal, relational, and situational variables. Turkish Journal of Psychiatry, volume 17 (3)
DeSteno, Valdesolo, Bartlett (2005) Jealousy and the threatened self: getting to the heart of the green-eyed monster. Journal of personality and social psychology, volume 91 (4)
Takahashi, Matsuura, Yahata, Koeda, Suhura, Okubo (2006) Men and women show distinct brain activations during imagery of sexual and emotional infidelity. NeuroImage, volume 32
Buller (2005) Evolutionary psychology: the emperor’s new paradigm. Cognitive sciences, volume 9 (6)
De Visser, McDonald (2007) Swings and roundabouts: management of jealousy in heterosexual swinging couples. British journal of social psychology, volume 46 (2) .
SITOGRAFIA:
www.psicolab.net
www.nondasola.it
http://www.stateofmind.it/2012/01/gelosia-patologia/
http://www.benessere.com/psicologia/emozioni/gelosia.htm