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  • Ilenia Brizzi - Psicologa

Lo Sport come Cura secondo Julio Velasco


Ieri sera ho avuto il piacere di partecipare ad un incontro organizzato dalla Parrocchia Santa Maria di Ponte Ronca (BO), con un protagonista di fama mondiale: Julio Velasco.

Julio Velasco è un allenatore di pallavolo e dirigente sportivo. Tra i suoi successi, si ricordano in particolare le vittorie ottenute con la Nazionale italiana maschile, negli anni ‘90.

Ora qualcuno potrà chiedersi, come mai ho deciso di scrivere un articolo su un allenatore; cosa c’entra con la psicologia?

In effetti, attualmente io non mi occupo di Psicologia dello Sport, nè tantomeno sono un intenditrice di sport. Il motivo che mi spinge alla scrittura di questo breve articolo, è che l’insegnamento di Velasco, lo ritengo vincente non solo nello sport ma applicabile a tutti i tipi di gruppo, e più in generale mi è parso un insegnamento di vita, dunque le sue parole ed il suo carisma mi hanno ispirata nella stesura di queste righe.

Julio Velasco diventa allenatore per caso, la sua aspirazione era inizialmente quella di fare l’insegnante di liceo e di studiare filosofia. Lavori umili, come quello in un impresa di pulizie, lo portano a riflettere sui diversi punti di vista di una stessa situazione.

Con una battuta afferma: “La vita la puoi vedere dal lato di chi apre la porta e dal lato di chi la pulisce”. Nel primo caso, l’ interesse è entrare, pertanto non viene prestata attenzione ad utilizzare la maniglia, si può anche sporcare la porta con una manata sul vetro. Nel secondo caso invece, ovviamente si presta molta attenzione ad aprire utilizzando la maniglia per non lasciare impronte sul vetro pulito.

Da questo breve esempio, Velasco ci esorta a pensare che il nostro non è il solo punto di vista possibile, e che la realtà si presenta in maniera diversa a seconda di dove ti poni. Già da queste prime battute della conferenza, ho intuito come si potessero trovare punti in comune tra la psicologia e le parole di Velasco. Come psicologa infatti, devo cercare di guardare il mondo dal punto di vista del paziente, senza ancorarmi nei miei pregiudizi, cercando così di capire veramente il mondo della persona che ho di fronte.

Velasco continua la conferenza spiegando come quello che deve fare un allenatore (o un insegnante, un educatore, un formatore) non è fare qualcosa di specifico ma soprattutto far fare. Dunque fornire all’altro gli stimoli e gli strumenti per impegnarsi nell’apprendimento. Questo concetto mi rimanda alla psicoterapia, dove non è tanto importante la tecnica che il terapeuta può proporre al paziente quanto più lo stare in relazione; pertanto il terapeuta non fornisce risposte o soluzioni bensì permette che il paziente sia egli stesso protagonista nella ricerca delle sue proprie strategie.

L’allenatore inoltre impara molto di più dai giocatori meno forti che da quelli perfetti, perchè deve trovare nuovi modi di insegnamento. Le difficoltà infatti aiutano l’essere umano a diventare più forte.

Un esempio che Velasco porta per spiegare l’importanza dell’errore, è la situazione di un bambino che inizia a parlare: le prime parole che il bambino dice sono pronunciate male, ma la famiglia festeggia l’errore, non lo punisce. Così il bambino si esercita ed affina sempre di più le sue capacità comunicative. Allo stesso modo nella vita, cerchiamo di non giudicare negativamente i nostri sbagli, bensì assumiamoci la responsabilità e cerchiamo di trovare soluzioni alternative per non ricadere in errore.

L’allenatore inoltre, nell’ottica di Velasco, deve riuscire a vedere le qualità positive dei suoi giocatori e responsabilizzarli, che significa dar loro la possibilità di sbagliare.

Alle stesso modo le relazioni di cura necessitano di una fiducia da parte del curante nelle risorse della persona. Troppo spesso invece si verifica un incaponirsi sull’eliminazione dei sintomi, un concentrarsi su ciò che manca o è deficitario, invece di esortare le qualità della persona. In qualche modo questo si collega a quello che Bion ha definito con il concetto di Capacità Negativa che si può sintetizzare nella capacità di rispettare i tempi dell’altro, tollerare la frustrazione di ciò che sembra apparentemente vuoto, mantenendo la fiducia nelle capacità della persona.


Il linguaggio concreto e chiaro utilizzato da Velasco, insieme al rispetto delle diversità in un ottica di collaborazione di gruppo mi hanno ricordato ciò che ho studiato sul libro Comunicazione Ecologica di Jerome Liss (fondatore della scuola di specializzazione in Psicoterapia Biosistemica, presso la quale mi sto formando). Nel suo manuale, Liss descrive il ruolo del facilitatore all’interno del gruppo e spiega come la comunicazione che rispetti alcune regole (esempio l’ascolto profondo, il non giudizio, la critica costruttiva, ecc) favorisca la cooperazione del gruppo al fine di ottenere un obiettivo comune.

Inoltre secondo Liss, il linguaggio della concretezza (il contrario di astratto e generico) è fondamentale in psicoterapia, in quanto la persona che descrive i suoi accadimenti personali in maniera concreta riesce a rivivere pienamente l’esperienza, entrandoci veramente e potendo sperimentare con l’aiuto del terapeuta una possibilità di cambiamento.

Terapeuta e paziente inoltre, nell’ottica biosistemica, devono definire insieme proposte concrete di cambiamento per favorire l’evoluzione del paziente.

Tornando al pensiero di Velasco, altro concetto che ho ritenuto interessante è questo: per coltivare il miglioramento è bene dapprima focalizzarsi su ciò che si sa fare bene per poi iniziare ad introdurre le cose più difficili, senza pretendere troppe richieste insieme. Il miglioramento, afferma, non è rappresentabile come una linea dal basso verso l’alto, bensì come una scala, dove ogni gradino rappresenta un salto di qualità.

In psicoterapia le cose si complicano, e questa rappresentazione appare forse riduttiva in quel contesto. Il paziente talvolta fa dei progressi, poi può avere l’impressione di vivere una situazione di stallo, poi può pensare di essere tornato indietro, per poi magari pensare di essersi liberato da tutti i suoi problemi. L’andamento quindi della psicoterapia è più imprevedibile e dettato da una moltitudine di fattori diversi, che a mio avviso non trovano una spiegazione esaustiva come quella di Velasco applicata allo sport.

Velasco ha inoltre ricordato una cosa semplice ma per nulla banale nell’insegnamento dello sport: ci deve essere gioia, non sacrificio. L’insegnante o l’educatore devono cercare di veicolare il messaggio che imparare è bello, non è sacrificio. Tutti nella loro vita hanno avuto esperienza di aver studiato una stessa materia con passione o con noia/difficoltà a seconda del professore.

Per migliorare nello sport, così come per migliorare se stessi anche da un punto di vista psicologico, ci si deve assumere delle responsabilità e non cedere agli alibi (esempio: “non ho superato l’esame perchè il professore ce l’ha con me”; “Abbiamo perso la partita perchè in Russia c’è una forte tradizione della pallavolo”). Assumersi responsabilità non significa pensare di aver sbagliato tutto anche quando si perde, bensì è bene riconoscere i meriti della squadra avversaria ma anche al contempo, analizzare la situazione per osservare i propri limiti e punti di forza.

Inoltre Velasco ci ricorda che nelle squadre spesso c’è la caccia al colpevole: esempio, lo schiacciatore non ha fatto punto per colpa dell’alzatore che ha alzato male la palla, e a sua volta l’alzatore da la colpa al ricevitore che non è stato in grado di servirgli una buona palla. Analogamente questa gara a trovare il colpevole è ciò che spesso ritroviamo nelle discussioni famigliari o di coppia. Spesso, la colpa è condivisa, e dunque risulta più funzionale concentrarsi sulla soluzione che sull’imputazione della colpa.

In conclusione, in questo articolo mi sono proposta di osservare come le parole di Julio Velasco mi avessero fatto riflettere sulla psicologia, che è il mio ambito di lavoro; tuttavia ritengo che possa essere di ispirazione a svariate persone che operano in campi molto diversi tra loro.

Qui, trovate i link di alcuni video su youtube

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